lunedì 20 agosto 2007

Gustavo: Undicesima Parte

17 marzo ’81

Hotel Leonardo
Via Tavoleria, 17
Pisa

Ore 21 e 30

“Oggi, ti senti meglio, oggi?”
Sono ancora con Maddalena, naturalmente.
Le parlo, ma non la guardo in faccia. Mi guardo intorno, invece: più che studenti in libera uscita, sempre bambini fracassoni sempre madri distratte.
Lo scenario è mutato.
Siamo sedute su una panchina, ma non è la stessa, non siamo nemmeno al Giardino Scotto, siamo in quella che i pisani, e non solo loro, chiamano Piazza Santa Caterina, la dovrebbero chiamare invece piazza dei Martiri della Libertà, sembra correggere severa la statua di Pietro Leopoldo, eh questi giovani d'oggi che insudiciano dappertutto e pretendono la laurea!
Del resto, anche da qui, la chiesa di Santa Caterina, stile gotico mi sembra, sullo sfondo s’intravede appena appena, è solo un chiarore banale, marginale, agli occhi di chi non crede.
“Secondo te, come ci si sente dopo aver vomitato … l’anima con un’estranea? ... Stanotte … non ho chiuso occhio! … Da quando ti conosco, mi riesce difficile concentrarmi sullo studio! … Anche a lezione ho dei problemi a seguire i professori. Se voglio restare in pari con gli esami, dovrò dare a luglio Clinica Ostetrica, è troppo grosso, non posso rimandarlo a settembre!”
Mi volto verso di lei. Lentamente.
Maddalena, la tentazione di prenderti a schiaffi è molto forte.
Consideri il mio lavoro una perdita di tempo?
Mi consideri una perdita di tempo?
Secondo me, dopo questi colloqui sarai un’altra.
Come, non lo so ancora, ma sarai un’altra.
Garantito.
“Secondo me … secondo la mia esperienza … ammetti una volta per tutte che con quella ragazza non ti è successo nulla, se non …”
“Se non?”
“Craaaac: la campana di vetro si è frantumata in mille pezzi! … Benvenuta fra noi, benvenuta nel mondo degli adulti, bell’addormentata nel bosco! … Era l’ora!”
Scandalizzata, ammutolita, Maddalena fa per alzarsi.
Reazione da manuale, sapevo che sarebbe arrivata. Senza guardare, con sicurezza io blocco Maddalena per la vita.
“Non ti è successo nulla, ascolta, rispetto a quello che mi tocca sentire tutti i giorni a Primavalle!”
Singhiozzando incredula, Maddalena si ributta a sedere, di colpo.
“Non m’è successo nulla, dici … E dimmi, che succede a quelle là?”
L’afferro per un braccio, fissandola negli occhi.
“Quelle là … ti consiglio di rispettare chi non è stata fortunata come te … son donne adolescenti bambine sole al mondo, violentate da quelli di cui si fidavano di più! E nessuno, e nulla, e nessun santo è corso a salvarle! … Invece … invece, il tuo trauma è risorto dal profondo … a miracol mostrare!”
Maddalena si copre gli occhi, disperata.
“No, io non sono viziata! …
Mi getta le braccia al collo.
“Non puoi neanche immaginare come mi sento! … Piccola, indifesa, quella povera bestia, l’hanno massacrata! … E’ da allora che non mangio più carne! … In mia presenza … non permetto neanche agli altri di mangiarla! … Quante volte … sono andata in escandescenze!”
Marionetta dai fili spezzati, mi divora con gli occhi.
Per l’ultima rivelazione?
“”A Cocullo … io sono …”
Annuisco. Un paese così piccolo … Me l’immagino …
Na lena torte.”
La fisso. Scuoto la testa.
Alle spalle, due cascate scroscianti.
Che c’è? Chi mi cerca?
Mi volto.
Passano due belle ragazze, studentesse forse, di quelle che ridono ogni 2 minuti, di niente.
Sì, certo, bocche mani tette culi si sfiorano, si divertono. Un mondo.
Gli occhi, però … No, gli occhi non m’ingannano, per nulla.
E penso, Maddalena sembra normale, studentessa modello, figlia modello, sorella modello. Ma quanti segreti, ma quante lacrime nascoste!
E voi due, ridanciane fastidiose senza cervello, che mi nascondete?
Quanto, quanto c’è da lavorare!”