lunedì 20 agosto 2007

Gustavo: Undicesima Parte

17 marzo ’81

Hotel Leonardo
Via Tavoleria, 17
Pisa

Ore 21 e 30

“Oggi, ti senti meglio, oggi?”
Sono ancora con Maddalena, naturalmente.
Le parlo, ma non la guardo in faccia. Mi guardo intorno, invece: più che studenti in libera uscita, sempre bambini fracassoni sempre madri distratte.
Lo scenario è mutato.
Siamo sedute su una panchina, ma non è la stessa, non siamo nemmeno al Giardino Scotto, siamo in quella che i pisani, e non solo loro, chiamano Piazza Santa Caterina, la dovrebbero chiamare invece piazza dei Martiri della Libertà, sembra correggere severa la statua di Pietro Leopoldo, eh questi giovani d'oggi che insudiciano dappertutto e pretendono la laurea!
Del resto, anche da qui, la chiesa di Santa Caterina, stile gotico mi sembra, sullo sfondo s’intravede appena appena, è solo un chiarore banale, marginale, agli occhi di chi non crede.
“Secondo te, come ci si sente dopo aver vomitato … l’anima con un’estranea? ... Stanotte … non ho chiuso occhio! … Da quando ti conosco, mi riesce difficile concentrarmi sullo studio! … Anche a lezione ho dei problemi a seguire i professori. Se voglio restare in pari con gli esami, dovrò dare a luglio Clinica Ostetrica, è troppo grosso, non posso rimandarlo a settembre!”
Mi volto verso di lei. Lentamente.
Maddalena, la tentazione di prenderti a schiaffi è molto forte.
Consideri il mio lavoro una perdita di tempo?
Mi consideri una perdita di tempo?
Secondo me, dopo questi colloqui sarai un’altra.
Come, non lo so ancora, ma sarai un’altra.
Garantito.
“Secondo me … secondo la mia esperienza … ammetti una volta per tutte che con quella ragazza non ti è successo nulla, se non …”
“Se non?”
“Craaaac: la campana di vetro si è frantumata in mille pezzi! … Benvenuta fra noi, benvenuta nel mondo degli adulti, bell’addormentata nel bosco! … Era l’ora!”
Scandalizzata, ammutolita, Maddalena fa per alzarsi.
Reazione da manuale, sapevo che sarebbe arrivata. Senza guardare, con sicurezza io blocco Maddalena per la vita.
“Non ti è successo nulla, ascolta, rispetto a quello che mi tocca sentire tutti i giorni a Primavalle!”
Singhiozzando incredula, Maddalena si ributta a sedere, di colpo.
“Non m’è successo nulla, dici … E dimmi, che succede a quelle là?”
L’afferro per un braccio, fissandola negli occhi.
“Quelle là … ti consiglio di rispettare chi non è stata fortunata come te … son donne adolescenti bambine sole al mondo, violentate da quelli di cui si fidavano di più! E nessuno, e nulla, e nessun santo è corso a salvarle! … Invece … invece, il tuo trauma è risorto dal profondo … a miracol mostrare!”
Maddalena si copre gli occhi, disperata.
“No, io non sono viziata! …
Mi getta le braccia al collo.
“Non puoi neanche immaginare come mi sento! … Piccola, indifesa, quella povera bestia, l’hanno massacrata! … E’ da allora che non mangio più carne! … In mia presenza … non permetto neanche agli altri di mangiarla! … Quante volte … sono andata in escandescenze!”
Marionetta dai fili spezzati, mi divora con gli occhi.
Per l’ultima rivelazione?
“”A Cocullo … io sono …”
Annuisco. Un paese così piccolo … Me l’immagino …
Na lena torte.”
La fisso. Scuoto la testa.
Alle spalle, due cascate scroscianti.
Che c’è? Chi mi cerca?
Mi volto.
Passano due belle ragazze, studentesse forse, di quelle che ridono ogni 2 minuti, di niente.
Sì, certo, bocche mani tette culi si sfiorano, si divertono. Un mondo.
Gli occhi, però … No, gli occhi non m’ingannano, per nulla.
E penso, Maddalena sembra normale, studentessa modello, figlia modello, sorella modello. Ma quanti segreti, ma quante lacrime nascoste!
E voi due, ridanciane fastidiose senza cervello, che mi nascondete?
Quanto, quanto c’è da lavorare!”

mercoledì 4 luglio 2007

Gustavo: Decima Parte

16 marzo ’81

Hotel Leonardo
Via Tavoleria, 17
Pisa

Ore 21 e 30

Maddalena poteva spiccare il volo.
Davvero, credevo che non l’avrei più rivista.
Che cazzo d ‘inizio.
Addio caso.
Addio incarico.
Spiacenti Dott.ssa D’Amico comunicarLE.
E invece.
Invece no.
L’ho sottovalutata.
Ho sottovalutato il fattore kappa.
Abbiamo la pellaccia dura, noi donne.
Manco la violenza, ci abbiocca!
Insomma. Stamattina, e molto presto anche, mi sono piazzata davanti a Veterinaria.
Una bella cimice, in tasca. Accesa.
I bidelli hanno spalancate le porte.
Non verrà. Non verrà.
M’aspettavo che non venisse.
L’hai già scritto, non starti a ripetere.
Diario, non rompere, certo che l’ho già scritto, lei invece è arrivata.
Trafelata, ma è arrivata.
Dritta verso di me.
Occhi gonfi, cuore gonfio, incazzata a bestia.
Buon segno.
“Vieni un po’ qua, te!”
Buon segno, cazzo!...
Ho affrettato il passo verso di lei, poi quando sono stata a tiro …
Mi ha presa per un braccio.
Mi ha puntato un dito al naso.
“Ma che credi che ce la potesse fare quella con me! ... Ha magnato il sapone! … Le son partiti due denti!”
Mi ha guardato attraverso.
Se mi denunci ti ammazzo.”
Il vulcano sta per eruttare.
“E’ successo nell’altra casa, vero?”
“Sì, l’ha contaminata con la sua presenza, quella troia!”
E quasi di corsa, senza una parola, siamo andate al Giardino Scotto. E’ così comodo, è così vicino, è di là del Ponte della Fortezza. Soprattutto, è sempre aperto quando serve.
Ci siamo sedute su una panchina.
Che bel platano.
“Non c’è nessuno, non ci sente nessuno, ora dimmi tutto!”
“Davvero mi posso fidare davvero?”
“Il tuo nome comparirà solo sulla cartella! … E la cartella in mezzo a mille altre pratiche!”
Guardando per terra, ha inspirato aria Arno e cielo, tipo atleta che prende le misure a se stesso nella gara delle gare. Poi ha alzato lo sguardo, nuvoloni sull’Appennino:
“Lei, che non voglio neanche nominare, ha preso la stanza di mio fratello, quando lui si è laureato. La cosa pazzesca … che ancor oggi io non so spiegare … è che è stato lui a mettermela in casa! … E’ meridionale come noi, educata, in 5 anni non l’ho mai vista tinta!”
“Tuo fratello te n’ha parlato così?”
“Papale papale! … Entrata in casa, lei si guardò intorno timida timida, scusa scusa, posso qui, posso là …Appena lui girò i tacchi … cadde il silenzio … Gli occhi si fecero di fuoco … col senno di poi.”
“E tu, che impressione ti facesti di lei?”
“Zitta, mi pareva un po’ troppo … zitta. Ma… lui l’aveva tanto raccomandata! E poi lo studio, la cura della casa … ”
“La sera, la sera che faceva lei? Non usciva mai … vero?”
“No, dopo cena a volte si doveva vedere con un ragazzo, ma poi subito prima succedeva sempre qualcosa, un problema, un disguido, saltava tutto e lei non usciva mai.”
“Così, mentre tu vivevi sotto una campana di vetro, lei affilava le unghie! … Di certo ogni tanto alludeva.”
“Cioè?”
“Chiaro, contro gli uomini!”
“Una volta … che le andò buca l’appuntamento, sì … s’asciugò una lacrima … buon per te che sei sola, che non te ne frega nulla del fidanzato … ammettilo, su, si vede lontano un miglio che sei ancora vergine!”
“E una persona seria … fa ‘sti discorsi a una ragazza che l’ha accolta in casa? … Le rispondesti per le rime?”
“Io ribattei, mani ai fianchi, che problema c’è! … E lei, alla prima occasione ti monterà senza riguardo uno qualsiasi, capita a tutte, è successo anche a me, ci si pente sempre dopo! … No, no, a me no.”
“Ma lei, com’ha reagito?”
“Amaramente, ha sorriso.”
“Risposta esatta, signora Longari!”
“Una sera, la sera, è uscita … ha sbattuto la porta, ho lavato i piatti, ho messo tutto a posto, cassetti, dispensa, sono andata in bagno, ho aperto il rubinetto della doccia ….”
Lungo silenzio, silenzio di morte.
“… Aspettai che il box fosse stracolmo di vapore, è il solo modo che mi rilassi veramente, le difese stavano per cadere una a una, fianco a fianco dei miei vestiti, mi sono avvolta nella schiuma, panna montata panna delicata, pronta ad abbandonarmi all’abbraccio totale, quando …”
“Tutto il tempo, lo scorpione era rimasto nell’ombra.”
“E’ fiondata una furia un turbine una colata lavica … voleva spazzare via i miei sogni, il mio sonno, se non ci s’intende un po’ tra noi donne tra chi sennò … Schiuma dappertutto, panna di meringa spezzata, il mio cuore ormai spezzato, era difficile respirare era impossibile agitarsi, lo spazio era impossibile per due, la testa contro il vetro del box, d’improvviso il vapore nascose rivelò e mani e labbra e gambe pericolosamente muscolose… sta’ ferma non ci sporcherà! ... cercai di respingere indietro, lei bocca sul collo aveva previsto ogni contromossa, era forte … quando d’improvviso, nel vapore … verso di me si fece strada … un coniglietto bianco, e non un coniglietto qualunque, il coniglietto scappato dal gabbione quand’ero bambina, si è fermato ancora una volta a guardarmi … ho stravolto gli occhi, ho urlato fuggi fuggi via da qui … se tu sei qui vuol dire che arriva dietro mio padre mio padre con la roncola … lu cazz ca te frech, la roncola … si solleva … il coniglietto … rossa frittella informe, allora parte calcione alto quasi quanto la testa calcione epico per sempre e ora come allora una persona rotolante ai miei piedi che cazzo fai sei tutta matta, chi cazz va tucchenn, cazz n'gul và truvenn', ma ora come allora io sul corpo a terra scalcio e scalcio, scalcio e scalcio, finché sangue e denti dalla bocca deformata, allora urla e braccia potenti mi strapparono via, ma da 'ddo t'ha 'scite, poi non ricordo … ora solo un piede di trionfo su un verme rosa verme schifoso, se mi denunci ti ammazzo, il verme strilla lasciami andare … ora tutto è finito di colpo, si svuota di senso, l’acqua la schiuma i miei sogni.”

mercoledì 13 giugno 2007

Gustavo: Nona Parte

15 marzo ’81

Hotel Leonardo
Via Tavoleria, 17
Pisa

Ore 21 e 30

Caro Diario, stanotte non dormirò nella mia Roma.
Oggi è stata una giornata … Non riesco a trovare l’aggettivo adatto.
E siamo solo al primo giorno d’incarico!
Mammà.
Che, ho scritto di nuovo mammà?
Sì.
Che c’entri qui?
Io c’entro sempre.
Va’via, non è il momento.
No, non me ne vado.
Ma sei proprio una pizza!
Sei tu che mi hai chiamato, la pizza sei tu che mi chiami sempre quando hai bisogno d’aiuto.
Quale aiuto?
Che ne so io? Le grane te le becchi sempre tu.
Che palle, mammà. T’ho sempre nelle orecchie.
Se venivi in azienda qui da me t’avevo già sistemato, magari avevi pure rimediato qualcuno che conta, altro che quei 2 morti di fame che ti stanno appresso. Io mi sono fatta il mazzo, oggi sono donna manager tra maschi manager, quello che ho passato, altro che chiacchiere. Io ero pronta a tutto, volevo spianarti la strada, ti avrei fatto stendere davanti il tappetino rosso, ma no tu dura, non mi stai mai a sentire. Dopo un liceo brillantissimo potevi fare tutto, ti sei iscritta a psicologia dove ce ne sono tremila, poi sei andata a lavorare in un postaccio come Primavalle!...
Mammà, io sono come te! … L’indipendenza economica è la maturità sociale per l’uomo, ma soprattutto per la donna, abituata da secoli a posizioni di comoda sottomissione …
Dei meriti, devo averli, visto che alla Sapienza hanno pensato proprio a me per analizzare il comportamento sessuale delle studentesse universitarie fuori sede a Pisa.
Non riesco a immaginare chi possa avermi segnalato per questo progetto, a meno che … non sia stata proprio mammà … Lei sì che ne avrebbe le palle!
La mia prima impressione di Pisa? Un posto buono per dormire. Me l’’hanno detto, se speri di incontrare persone interessanti, di divertirti la sera … la gente ci va solo per studiare … No, decisamente, qui a nessuno interessa che tra un paio di mesi ci sarà un referendum sull’aborto, un referendum che potrebbe dare una svolta alla vita di tante donne!
Nessuno qui si cura delle signore delle 5. Quando si chiude la porta del consultorio, le donne si ricoverano alle 11 per ritrovarsi alle 17 sgravate di corpo non di coscienza. Sempre che non siano minorenni. Sempre che non siano già passati 90 giorni, se no per donne e operatori 3 anni a Rebibbia.
A Primavalle ne ho viste tante. Lavoratrici in odore di licenziamento se il padrone si accorge, bambine stuprate da padri e fratelli alle prese con un fardello più grande di loro, incomprensibile … Ah, dimenticavo, casalinghe con altri figli sul groppone, donne che non vogliono sentir parlare di pillola … mio marito, il prete dice che fa male alla salute.
Capisco, umanamente capisco, ma non approvo.
Insomma, oggi mi sono presentata alla prima delle Facoltà previste dall’indagine. Per affinità con Medicina La Sapienza ha stabilito di cominciare da Veterinaria. Alle 9, ora stabilita dall’Ateneo di Pisa, mi sono presentata in Via del Borghetto, dunque in perfetto orario, ci raccomandiamo signorina, puntualità serietà professionalità.
Calorosamente ho stretto la mano alla studentessa prescelta su centinaia di possibili candidate. Chissà perché, non è la prima volta che intervisto una ragazza, ma ora che stringo la mano a questa sento che succederà qualcosa, devo stare attenta a non farmi coinvolgere, qualunque cosa accada.
“Salve, Lei è Maddalena Marano?”
Tremando un po’, lei mi porge la lettera di convocazione.

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PISA

Gent. Sig. rina
MARANO MADDALENA
(n. matr. 7089245)

Da Ns. approfondite indagini Lei non risulta risiedere a Pisa, né presso la Casa dello Studente o Istituzioni similari.
Per tale motivo, su 379 candidate iscritte alla Facoltà di Veterinaria, Lei è stata selezionata per partecipare a un sondaggio d’importanza nazionale, condotto dalla dott.ssa Silvia D’Amico per conto dell’Università La Sapienza di Roma.
Presentarsi, giorno 15/03/1981, Aula 13 ore 9.00.
Vivamente raccomandate collaborazione e serietà.
Con distinta osservanza,


p.p. Il Rettore RANIERI FAVILLA
Ulderica Esposti
(Ulderica Esposti)



“Marano Maddalena sono io. Lei è …?”
“… Silvia D’Amico, la psicologa di Roma. Dammi pure del tu. Ho solo 30 anni. … Maddalena, ci prendiamo qualcosa in un posticino tranquillo?”
“A quest’ora i bar sono tutti vuoti. Se non ti secca fare un chilometro, ti porto alla Casa della Panna. Fanno una panna davvero speciale!”
“Okay, vada per la panna. Sono molto golosa anch’io!”
Siamo partite: Via del Borghetto, Lungarno Buozzi, Lungarno Mediceo, Piazza Garibaldi, Lungarno Pacinotti, Via Santa Maria, Via dei Mille.
Poco traffico, una passeggiata: è stato piacevole, mi ha parlato con entusiasmo delle sue origini, del suo mondo contadino, del suo mondo patriarcale. Tutto il tempo … mi è frullata in testa una domanda.
Davanti l’ingresso del bar mi sono fermata.
“Non entri?”
“Sì, certo, ma …”
“Ma? Non hai più voglia d’un bel po’ di panna?”
“Perché … se sei dell’Aquilano, sei salita fino a Pisa, quando Roma … sarebbe stata molto più vicina?”
“Roma? … che dici, che scherzi, io, in un bordello simile! … Io da sola! … I miei non avrebbero mai voluto!”
“Loro, forse! … Ma tu che volevi?”
Lei mi ha fulminato con un lampo risentito.
Nuvoloni sull’Appennino.
Cambiamo tattica. Presto, un obiettivo, un dettaglio insignificante. Per esempio ... un caffè.
“E’ meglio entrare! Vedo che ci sono tre tavolini liberi!”
In realtà ‘sta


CASA DELLA PANNA
DI PAOLO MARIANELLI

è una latteria ristrutturata prima a gelateria poi a bar. Data l’ora sfavorevole, il barista, un moretto della mia età, ci guarda incuriosito ma pieno di speranza. Poveraccio, dall’espressione non si direbbe esattamente un’aquila.
“Scusa scusa, non sono abituata a rispondere a domande tanto personali.”
“Devi abituarti all’idea che te ne farò molte altre, ancor più personali. Ma sta’ tranquilla, il tuo nome risulterà solo in archivio!”
“Sono salita a Pisa … perché si era già iscritto mio fratello e io l’ho raggiunto!”
“Ah, due anime in un nocciolo, fratello e sorella in simbiosi, CVD, … Così hai saltato l’ostacolo pure con la benedizione della tua famiglia! … Ma dimmi, lui … è sempre qui a Pisa, come si comporta, come si è comportato con te?”
Ci siamo sedute a un tavolino, Maddalena ha ordinato 2 caffè con la panna, tazze grandi.
“Bene, perché? Abbiamo sempre litigato poco noi due, ci basta un’occhiata per intenderci al volo! … No, ora non sta più con me, si è laureato, è sceso in Abruzzo definitivamente , fa il farmacista, dice che è contento.”
“Be’, io per rapporti con lui intendevo altro.”
“Cioè?”
Ho deviato lo sguardo per un attimo, affondando le mani in tasca.

Routine, routine.
Nulla d'interessante.
Cambiamo direzione.
“Nulla, non volevo dire nulla.”
Non è rimasta convinta, ha affondato la testa in un mare di panna.
“E ora vivi … sola?”
Mezzo sorriso.
“Eh no!”
“Stai con un’amica, allora!”
Mi fissa come un animale raro.
Che ho chiesto, la mia è una domanda più che naturale.
Abbassa lo sguardo, lo rialza.
Riecco il lampo risentito. Poi, un sorriso amaro.
“Macché amica! … Non mi fido più delle donne! … Ho trovato la soluzione, io vivo con un ragazzo!”
Per poco non mi è caduto il cucchiaino in terra.
“Un ragazzo? Vivi con un ragazzo?”
Miracolo, oppure … !
“Sì, perché? Guarda che i miei lo sanno! … Io gli racconto tutto … o quasi!”
Colgo la palla al balzo.
“Quel quasi … cos’è, Maddalena?”
Silenzio.
“Perché non ti fidi più delle donne?”
Silenzio.
Avvicino la mano alla sua, gliela sfioro. E’ tutta sudata. Al mio contatto Maddalena ritrae la mano schifata.
La mano sudata …
Ho fondati sospetti.
Nei suoi occhi incupiti rivive un incubo, un incubo che io riconosco. Lei e … no, non il ragazzo misterioso di cui mi occuperò domani, forse.
“Maddalena, quand’è successo?”
Fronte imperlata.
“Successo cosa?”
Occhi in basso.
Cucchiaino in terra. Cuore a terra.
“Non fingere con me, ho capito tutto. Quand’è che quella ragazza ha … abusato di te? Getta la maschera!”
Trattenendo il respiro, lei continua a guardare per terra.
Silenzio.
Una lacrima.
Cazzo, che caso! E sono solo all’inizio! E io che credevo di annoiarmi! E il bello deve ancora venire!
Sono già sulle montagne russe!


SILVIA

domenica 27 maggio 2007

Gustavo: Ottava Parte

Inizio marzo ’81

Ingegneria: Al bar


Ora di Chiusura


Strano fatto, mi è successo stamani. Sì, proprio qui, al bar di facoltà.
Di solito ci sto fisso tutte le mattine, non ci penso neanche ad andare a lezione, mi importa una sega.
Tanto io posso pagare, e bene, lo sanno tutti. Tanto io trovo sempre chi mi passa gli appunti o i libri. Tanto io sono intelligente, mi diverto a pigliare più di quelli che me li hanno venduti. Dopo l’esame brucio tutto in un gran falò sulla spiaggia.
Sono quel gran ganzo di Guido Cappagli, Civile al quart’anno, ho tante qualità io.
Quando tutti gli altri studenti vanno a sentire gentaglia tipo Lazzarino, io invece faccio venire qua qualche bimbetto delle superiori, pagano bene, ovviamente fanno forca per me. D’altra parte, qualcuno gli deve pur insegnare che non si può avere tutto, in tasca paghetta più che discreta, nello zaino compiti di matematica più che perfetti e libretto delle giustifiche intonso.
Star qui al bar d’Ingegneria è vantaggioso, anche perché posso tener d’occhio qualche fia di molto interessante, anche se qua purtroppo sono di molto rare, i nostri prof le fanno scappare tutte a Lingue o a Lettere. Peccato, perché Via Santa Maria è a un chilometro, io sono troppo pigro per fare a piedi anche dugento metri. Se qualcuno mi ci portasse …. Vengo sempre col treno, Ingegneria è proprio di fronte a San Rossore, venire da Livorno con la spider mi rompe, è nova, me la possono sciupare, da queste parti è un casino trovare parcheggio, c’è anche la concorrenza del Santa Chiara, accidenti a chi costruisce gli ospedali in centro. Mi sa che dovrò aspettare sabato sera per rimorchiare qualche bonona a San Vincenzo. O forse è meglio rimediare al Frumpy qualche budellino, basta che non mi lasci a casa la pillola, ci mancherebbe anche il pargolo!
Comunque, comunque.
Stamani quello spilungone del Lavorini (si chiama Gustavo, non posso farci nulla, ha un nome che mi fa schiantare, ma dove cazzo li vanno a trovare) si avvicina al mio tavolo e mi allunga un baby appena preso al banco. Lui intanto beve il suo.
“Oh che fai, te, trinchi di mattina anche te? Io credevo che tu ciucciassi solo latte annacquato, bianchino come sei! Ti ci vorrebbe un po’ il sole dell’Ardenza!”
E gli scoppio a ridere in faccia.
Per un po’ lui mi guarda torvo, mentre mi scolo il baby, poi quella domanda:
“Sei tu Guido … l’esperto amatore?”
“Come hai detto?”
E gli riscoppio a ridere in faccia.
“Sì, certo che sono io, mi chiamano così? … Digli che per loquela sono rimasti all’Ottocento! Anzi … digli che mentre loro andavano col Manzoni a risciacquare i panni in Arno, nel frattempo io gli trombavo le donne, a tutti quanti!”
Lui si rifà un po’ torvo, poi:
“Senti … io ti posso pagare … non so ancora come … ma che vuoi, non so come fare con una donna … non l’ho mai fatto!”
“E ci credo, con codesta faccia da funerale, con codesto nome! … Le fai scappare tutte!”
“Ma … una ragazza … ci sarebbe …”
“Ci sarebbe … o c’è? … La conosco? … ‘Sta faccenda si fa interessante, di molto interessante. … Una donna di già per le mani è sempre meglio che faticare a trovarla! … Meglio ancora è se poi mi paghi … Accetto, dimmi tutto!”
“E’ Maddalena, la mia compagna d’appartamento …”
“Cosa? … Vivi sotto lo stesso tetto con 'sta fia e non te la sei ancora scopata? Sei matto, a quest’ora penserà che tu sei finocchio! … Ma da quanto state insieme?”
“Da novembre.”
“Da novembre? … Allora sei finocchio davvero! Stammi lontano!”
Fo per alzarmi.
Lui mi trattiene.
“No, Maddalena non è come le altre …”
“Storie! … Tutte le donne sono uguali!”
“Lei no! … M’ha sbandierato una lettera, in cui un prete dichiara che è assolutamente vergine!”
“Coosa? Ma siamo matti? Roba da Medioevo! … Ma di dov’è, codesta, toscana no di certo!”
“E’ abruzzese, della provincia dell’Aquila!”
“E’ meridionale, e ti pareva! … Fin da piccina gli hanno insegnato che a un omo si dice sì dopo averne detto un altro davanti a tutto il paesello! … Comunque, sotto sotto è una donna anche lei! … Mi pare di vederla, ‘sta verginella! … Facci caso la prossima volta che la incontri, guarda come ride: ha gli occhi tristi! … Perché stanotte Gustavo non mi dai un colpetto … non ti garbo proprio punto … non ci vede nessuno … chi se ne frega del prete!”
“Allora … c’è speranza?”
“Speranza c’è sempre, poi mi stanno sul cazzo le vergini dichiarate, loro e la loro boria! … Immagino che se la tiri parecchio anche lei! … L’ape dalle ali d’oro!”
“Indovinato! … Mi comanda a bacchetta!”
“Sì, eh? … Vedrai che dopo averlo sentito la prima volta diventerà dolcissima, anzi se la trombi bene non te la staccherai più di dosso, sempre che se lo meriti!”
“Ma insomma, per portarla a letto, cosa dovrei fare? … Tu che fai Civile …quanto hai preso a Disegno?”
“Ventotto. … Ma che c'entra?”
“Insomma … mi disegni 3 o 4 posizioni nobili?”
“Ehi, ferma il ciuco. Una così non te la puoi scopare a bischero sciolto! … Fossi in te, visto che puoi cucinartela per benino, il sabato, anche questo sabato, portala fuori.”
“Cinema o discoteca?”
“Per codesto osso duro … direi cinema … Film strappalacrime, mi raccomando, dove alla fine muore lui o lei. … Stalle accanto, non perderti neanche una mossa, neanche un sospiro. … Al minimo cedimento, parti all’attacco! Sparale la lingua nel gargarozzo, con l’indice caramellale un capezzolo … Al buio ogni manovra sarà consentita!”
“Davvero? … Sei sicuro?”
“Se un sabato non ti basta, rifallo il sabato dopo, finché … a casa completerete l’opera! … Oh, mi raccomando, la prima volta, vacci piano! … E mettiti il preservativo!”
“Sì, ma come cazzo mi devo mettere a letto?”
Sospiro, che pazienza mi ci vole.
“Vuoi i disegni?”
“Sono qui per questo!”
Porto sempre con me dei fogli e la roba per disegnare, meno male.
“Lei com’è?”
“E’ piccolina ... un bel culo … puppe a pera … tanti ricci castani!”
E sul momento gli sbozzo 2 posizioni nobili, lui e lei insieme.
Alla fine resto stupito di me stesso. Se anche non mi dovessi laureare, potrei sempre darmi ai fumetti porno: lingua di fuori, occhi di fuori, lui si è toccato tutto il tempo.
“Solo 2, me ne hai fatte? … Te ne avevo chieste 3 o 4!”
“Ti assicuro che dopo queste 2
1) o sei spompato
2) o lei ti chiede un bis
3) o lei te ne propone una nuova.”

mercoledì 23 maggio 2007

Gustavo: Settima Parte

Fine febbraio ’81

Università: Andata

Via, ora sono a posto con la società: ho finito gli esami del biennio. Come tutti gli studenti iscritti a facoltà bestiali, finora potevo essere un fallito condannato a cambiare o a smettere. Ora no, appartengo a un’altra categoria, sono iscritto nell’olimpo dei possibili ingegneracci. Gente seria, quadrata, con le palle, dice il babbo, altro che quei quattro scalmanati che nel ‘77 facevano casino per le strade di Bologna! … Gli esami del triennio ti caricano a mille, fanno di te un vero uomo. E allora, su da bravi, avanti, tutti in fila a studiare Elettrotecnica, Macchine o Tecnologia Meccanica!
Lavorini Gustavo, ora puoi essere veramente fiero di te!
Invece.
… Divento matto! Mi hanno fatto il lavaggio del cervello!
… Voglio carne subito, a colazione, merenda, pranzo e cena, in tutte le salse possibili e immaginabili! …
Terzo. Lo dico?
E’ un segreto inconfessabile … ma è vero … tanto chi mi sente?
Da qualche giorno …
Ovunque vada, pure quando mi scontro col ghigno di Lazzarino occhi di bragia, mi perseguita … Maddalena! …
Ho perso l’innocenza!
E’la fine!
Com’è successo?
Non quella volta che in mezzo alla mia roba da lavare ho pescato un paio di mutandine.
Non quella volta che lei ha capito all’improvviso una barzelletta che le avevano raccontato ore prima e mi si è buttata addosso, scusa scusa sono inciampata.
Non quella volta che lei si è rovesciata la zuppa sulla maglietta, sei un gran pasticcione, e se l’è strappata di dosso esibendo un paio di puppe di tutto rispetto.
Ma no, la verità è molto, molto più semplice!
Tutta indaffarata tutta sudata, lei rumava la polenda, come sempre io le stavo dietro, pronto a darle una mano. All’improvviso s’è chinata a raccattare non so che, siamo alle solite, finisco per fare sempre tutto io. E’ allora che per un tempo indefinito (4 o 5 secondi) mi ha strusciato il sedere su una gamba. Lei non ha fatto una piega, almeno credo, invece io ho fatto un presentatarm immediato. Mi sono subito girato dall’altra parte, perché non scoprisse la mia erezione, ma da allora non ho perso di vista quel bel didietro, che da mesi mi era stato sbandierato impunemente.
Maddalena, sei una bambolina, ma c’hai un culo ragguardevole!
Strizzami, strizzami, lui mi ripete di continuo, sono di pasta soda, come quelli d’una volta, hanno buttato via lo stampo, non mi ha mai assaggiato nessuno, ti aspetto da novembre! … E il babbo al telefono a ripetermi eh sì lo devo ammettere da quando stai con quel terrone sei di molto migliorato, comportati bene con lui, mi garberebbe proprio conoscerlo, la Giuliana dice che dev’esser di molto ganzo!
Ganzo, altro che ganzo!
Maddalena, dovevi toccare proprio a me, che non so dove mettere le mani per non ritrovarmi 4 dita rosse stampate sul viso? Invece, potevi essere un po’ vergine e un po’ troia, a comando? … Una botta in bocca, una botta lì … a quest’ora mi sarei levato lo sfizio!
Invece … sei una gran marescialla, una generalessa in carriera, me lo pesteresti se portassi i tacchi a spillo, saresti peggio dell’SS, povero cazzo mio, e io non voglio!
No! Non voglio cascarci!
Non voglio che mi succeda come al babbo …
… piantato per un vedovo con tre figli!
E quella Giuliana, ora! Comanda in casa nostra! Mi tocca, mi sposta la roba! …
Che schifo!
Non mi voglio sporcare!
Non mi voglio far castrare!
Non voglio una donna, voglio solo un culo … come e quando lo decido io!





Fine febbraio ’81

Università: Ritorno

Non vuoi darmi la carne, Maddalena?
Ora ti sistemo io! …
Sulla strada di casa è da un pezzo che ho fatto caso a un ristorante.
Il Lucido, si chiama. Strano come nome. Chissà a che si riferisce.
Io certo sono molto distratto, ma è impossibile ignorare quelle enormi vetrate sormontate da archi a forma di grotta. Sulle vetrate, sparse alla rinfusa, foto di personaggi famosi, evidentemente soddisfatti del locale. Fra questi, Massimo Ranieri.
Rose rosse per te …
Altro che rose spedirei al tuo indirizzo, Maddalena!
A proposito, è un po’ che ‘sto cantante è sparito dalla circolazione, chissà che fine ha fatto.
Spero che non c’entri il ristorante!
Guarda caso, oggi ho un po’ di quattrini in tasca, al massimo mi chiederanno trentamila lire, praticamente una dispensa fotocopiata e rilegata alla meglio, ma non m’importa, ho troppa voglia di una bella fiorentina!
Via, finalmente siamo in Borgostretto! Ora
- attraversare la strada
- procedere a diritto, passando a fianco della Goliardica (lato sinistro)
- percorrere 30 metri.
Dall’altra parte della strada ci sarà … Il Lucido!
Guardo da vicino Massimo Ranieri che mi sorride.
“Guaglio’, vvie’ qqua. Garantisco io, Gianni Calone, napoletano verace!”
Sorridendo anch’io, metto la mano sulla maniglia.
Apro la porta.
Len-ta-men-te.
E …
Dentro, luce minima. Aria gelida, anche per febbraio!
Tutto si sfuoca, sparisce. Gli occhi volano fuori dalle orbite. Qualcosa mi afferra la testa mi guarda dentro mi studia mi rivolta come un guanto!
La mano resta incollata alla maniglia. Il freddo aumenta all’impossibile!
D’improvviso, il gelo s’incazza, se la piglia con me. Mi butta all’indietro. Mi scaraventa fuori dal locale.
Torno in me, gli occhi ancora nella testa, la mano ancora sulla maniglia.
La porta, chiusa.
L’ho aperta?
Vacillo. Mi appoggio a una vetrata.
Ora non mi va proprio di rispondere alla domanda.
Entrerò dal primo macellaio che trovo. Affonderò i denti in un quarto di bue sanguinolento.

martedì 22 maggio 2007

Gustavo: Terza Parte

Metà novembre ’80 + 1

Ore 4 e 5

Suonano, io apro. Guardo alla mia altezza, in qua e in là: nessuno. Un po’ innervosito, un po’ deluso, richiudo. Avranno sbagliato.
Suonano un’altra volta.
Riapro, un po’ incazzato.
“Ma chi è che rompe a quest’ora?”
“Mi fai entrare?”
Squillante inatteso, il timbro mi fa spiccare un salto, tragicamente mi rispondo da solo prima di pormi la domanda. Abbasso la testa e purtroppo … vedo proprio … una ragazza. Un luicchio pieno di ricci castani, occhi vispi, gote rosse, niente trucco. Accanto a lei, in terra, un borsone nero, unto e bisunto, quasi più grande di lei. Forse lì dentro c’é … un cadavere.
“Ciao. Mi fai entrare?”
Pure un forte accento meridionale: è una terrona!
“Sono per la casa. Mi chiamo Maddalena.” sorride lei. “Fo il quarto di Veterinaria. E te, Gustavo?” Ed entra, trascinando faticosamente il borsone.
“Io il terzo d’Ingegneria.”
“Eh! … Buona!”
Lei si chiude con cura la porta alle spalle, si fa il giro delle stanze senza essere invitata. Quando scorge le tendine e i ricami, ridacchia scuotendo la testa. Nel frattempo, io non riesco a deglutire un groppo troppo grosso per la mia gola: provo a scuotermi di dosso la risposta che mi tormenta con tanta violenza. Non posso farci niente. Mi vengono le lacrime agli occhi.
“Tuo fratello … tuo fratello non poteva venire e ha mandato … te?”
Lampo candido. Lampo malandrino.
“Mio fratello? ... Quale fratello? … Domenico il farmacista, Antonio o Giovanni gli zappatori? Son 3 … scegli un po’ te!”
Braccia distese lungo i fianchi, io resto lì, come un bischero.
“Ho capito … Dimmelo. Non ti sto bene perché … son donna o perché sono … abruzzese?”
“Ma io …”
Volevo dire … intendevo … cercavo che diamine un ragazzo, meglio se toscano o del Nord!
“Se non ti sto bene come donna, hai proprio ragione, sappi che di questi tempi le donne mi stanno proprio sul cazzo, anche se non ce l’ho, le ammazzerei proprio, sono sempre pronte a mettertelo di dietro, anche se non ce l’hanno! …”
Io trasecolo.
“Se ero del Nord, bionda, occhi azzurri, 1 e 90, ti stavo bene, vero? … Sono una terrona, è vero, e allora? … Non vado in giro a scippare i vecchi o a rubare le autoradio dalle macchine! … Vengo da un ambiente sano, io! … Sono qua solo per studiare! … Ma dì la verità. Non sarà che … hai paura di metterti … una serpe in seno?”
E ride.
Una serpe in seno, una serpe in seno, ripeto io come un automa.
Sono una farfalla inchiodata al muro.
Lei ride, senza essere invitata si mette a sedere.
Devo proprio sembrare un gran baccalà.
“Son di Cocullo, Cocullo! … Cocullo, il paese dei serpari! … I serpari, hai capito bene! … Ma come, non ne hai mai sentito parlare, ce n’è uno anche nella Fiaccola sotto il Moggio!”
“Quella di D’Annunzio?”
“Quale sennò? … Quanto ci avevi a italiano, 5?”
“No, che hai capito, al liceo ho studiato D’Annunzio come tutti, ma codesto libro, non l’ho mai letto!”
Improvvisamente, lei cambia espressione. Sul viso, cent’ombre.
“Insomma, mi pigli o no?”
“No!” ma mi pento subito di averglielo detto. Non so perché.
Lei fissa il borsone.
“Vediamo, vediamo, che posso fare per convincerti che sono okay?”
E dal borsone tira fuori una busta aperta, spiegazzata, un po’ ingiallita. Me la porge, io la prendo, ne cavo un foglio, mi metto gli occhiali e leggo:

OGGETTO: dichiarazione
DESTINATARIO: CHIUNQUE INTERESSATO

Con la presente il sottoscritto, don Salvatore Esposito, di professione parroco da anni no 23 c/o S. Maria delle Grazie, sita in Pescina (AQ),

DICHIARA

che in data odierna da approfondito esame la signorina Marano Maddalena, la cui famiglia conosco da generazioni no 2, risulta assolutamente vergine.
In fede,

(don) Salvatore Esposito
Lì, Cocullo, 15/07/1977

Ho finito di leggere, le rendo la lettera. E a me?
Occhi fuori dalle orbite, lei mi fissa. Non è possibile, stavolta la raccomandazione non ha funzionato!
Devo tentare un’altra carta, pensa lei, devo prendere tempo, devo assolutamente prendere questa casa.
“Certo … la lettera è di 3 anni fa, ma quello che ci è scritto, te l’assicuro, è sempre vero … non sono venuta a fare la zoccola, mi bastava scendere a Pescara … Se non credi a don Salvatore, ecco quello che ti convincerà!”
E dal borsone tira fuori il libretto blu fiammante. Sono tutt’occhi. Lo apre, lo spiega sul tavolo come un messale.
Scorro scritte, voti, firme: un 25, e poi una sfilza di 27 e di 28! … Mai visto nulla di simile: io, invece! … Non so quanti siano gli esami a Veterinaria, una trentina forse, mi sa che ‘sta terrona è pure in pari! …
La guardo con tanto d’occhi. Beata lei, ma come fa!…
“Bella roba, eh, lustrati gli occhi! … Scommetto che tu invece hai dei problemi, e belli grossi, si vede lontano un miglio! …”
“Ma come fai! Quanto studi te, tutto il giorno?”
“Macché! … Il giusto!”
“Io invece studio studio, ma poi …” e fo il gesto con la mano, non combino nulla.
“Passione! Passione ci vuole, anche per zappare i campi gelati d’inverno e tirar su le bestie quando son malate! … I miei sono contadini, la terra è sempre troppo bassa, direbbero loro, ma ci si abitua volentieri, se il campo è tuo … Se hai un uccello in mano e non lo spiumi... perdi l'uccello e perdi la fortuna!”
E d’improvviso, mentre parla così a ruota libera, provo una sensazione molto strana: tutto quanto la circonda si sfuoca, sparisce. … Lei mi pare, mi pare … la regina della stanza, no … di più, la legittima sovrana di tutto l’appartamento … è come se … ci fosse sempre stata … decisamente io sono quello fuori posto.
Lampo malandrino.
“Cambiato idea? … Sì? … Mi pigli?”
Mi fissa un attimo. Trionfante, torna a sorridere.
“Vedrai, s’andrà d’accordo! … La sera ti farò anche da mangiare, cucinare mi garba, ci sono abituata, capirai, fin da bambina con tutti quei fratelli, insegnerò anche a te! … Frutta, verdura, uova e caciotte del nostro, vino e olio buoni, mica la roba che ti appioppano nelle botteghe, niente concimi chimici, niente conservanti! … L’unica cosa … scusa … sono vegetariana … no non faccio la dieta … c’è una ragione … no non sono malata … ma forse una volta alla settimana potrei anche farti una bisteccona, di quelle che vendono al Superal, vuol dire che girerò la testa da un’altra parte quando te la preparo!”
Annuisco, indicando la cucina, con un gesto le chiedo se vuole qualcosa.
Lei fa un cenno, no grazie.
Poi mi blocco.
“Ma la padrona che dirà, che penserà!”
“Di lei non ti preoccupare, dopo andrò a parlarle, dovremo metterci d’accordo anche sul prezzo. So io cosa dirle! …”
Di certo, le parole non ti mancano.
“L’indirizzo, ce l’hai? Dammelo.”
“Eccolo qua” le porgo un pezzo di carta tutto scarabocchiato “C’è tutto, anche il numero di telefono.”
D’improvviso, lei me lo strappa di mano. Mi fissa con un’espressione … Mi spaventa.
Tremando tutta, mi punta contro l’indice.
“Ma tu … ma tu … non provare mai per nessuna ragione al mondo … a entrarmi in camera o nel bagno quando ci sono io, capito? … Intesi, eh! … Ricordati che ho 3 fratelli, uno t’avvelena, gli altri ti danno di forcone!”
Ora è tutta scarmigliata, ora il rosso delle gote le brucia tutto il viso. Se gli occhi sparassero, mi farebbero fuori all’istante.
Mi guardo in qua e in là: per fortuna non ci sente nessuno.
“No no, ma che scherzi, che dici, sta’ calma, sta’ calma, io sono un bravissimo ragazzo!”
Allora, così come è scoppiata, la tempesta cessa di colpo. Lei si ricompone, sistema un po’ meglio il borsone, mi borbotta un ci si vede presto ciao, ed esce.
E’ uscita.
Chiudo la porta. Per un po’, resto lì, tutto rimbischerito. Poi, mi riprendo.
Certo che sono un bravo ragazzo, Maddalena.
Io, con te, in camera … in bagno … che dici … non saprei neanche come fare!

Gustavo: Sesta Parte

Metà febbraio ’81

Pensieri notturni

Maddalena sovrintende, Maddalena assiste, Maddalena cucina, Maddalena mi fa cucinare, Maddalena mi comanda a bacchetta. Guarda come faccio io, ora prova te, è facile, ti fa bene usare le mani ogni tanto, ti distrae, dice lei, concentrati, non fare casino.
Son io … o non più io … Non mi riconosco più … Anche i pochi che mi conoscono in facoltà mi riconoscono a stento.
In 3 mesi ho dato Fisica 2 (24) e Meccanica Razionale (26, il mio record) … Sono diventato un secchione, ho dato il sangue. Ieri mi sono pesato in Piazza delle Vettovaglie: ho perso 10 chili, svanisco a vista d’occhio …Quando il babbo mi vede, ormai torno poco a casa, ci sta fissa la Giuliana, lui mi chiede ma sei sicuro di mangiare come si deve almeno una volta al giorno … e io, ovviamente, babbo che dici che scherzi, ti pare che me lo scordo … e lui di rimando ma che tipo è il ragazzo con cui stai, che fa, ti dà dei problemi, e io sudori freddi bé c’è poco da dire, è abruzzese, gli garbano tanto le bestie, studia sodo.
Mica posso dire al babbo come stanno davvero le cose … mi sveglio di notte dalla fame che mi ritrovo e urlo … Quel che mi preoccupa di più, ora come ora, no non è Lazzarino, è vero, prima o poi mi ritoccherà incontrarlo dall’altra parte della barricata … mi preoccupa il fatto che domani, come oggi, come ieri, troneggerà sulla tavola un pentolone pieno di

ZUPPA DI CARDI

PER 6 PERSONE

INGREDIENTI Q.TA'


Cardi 1,200 Kg.
Olio d'oliva q.b.
Brodo vegetale 1,500 l.
Vino bianco secco q. b.
Conserva di pomodoro q. b.
Uova 3
Limone q. b.
Pane secco 150 g.
Sale q. b.
Pecorino grattugiato 260 g.
Farina q. b.

ESECUZIONE

Pela i cardi, elimina le costole esterne più dure, stacca le costole tenere, leva i filamenti e tagliale a pezzetti. Lessale al dente in acqua acidulata col succo di un limone. Scolali e mettili da parte. Prepara polpettine con 200 g. di pecorino grattugiato, 1 cucchiaio di farina, 2 uova e 1 pizzico di sale. Innaffia con 1 bicchiere di vino bianco secco, lascialo evaporare e aggiungi i cardi lessati. Diluisci la conserva di pomodoro con 2 cucchiai di acqua calda e aggiungila ai cardi. Versa il brodo caldo, aggiungi le polpettine e cuoci a fuoco lento per 20 minuti senza coperchio. Passa il pane tagliato a dadini nell'uovo sbattuto e rosolalo con un po’ di olio. Servi la zuppa sui crostini di pane e aggiungi il pecorino grattugiato.

Grazie a uno fuori corso, abruzzese anche lui, ho scoperto che ‘sto brodo dev’essere di carne, altro che vegetale! Come se non bastasse, ci vorrebbe della roba che ho sempre bollato troiaio, e ora invece me la sogno: le rigaglie di pollo. Se penso poi che non c’è polpetta senza carne di vitellone macinata, mi metto a urlare!
Oppure, peggio ancora, per 2 giorni (a pranzo e a cena) mi ritroverò nel piatto

CICORIA CON CACIO E UOVA

PER 4 PERSONE

INGREDIENTI Q. TA'


Brodo vegetale 1,200 l.
Cicoria 500 g.
Pecorino grattugiato 50 g.
Carote 2
Cipolle 2
Sedano q. b.
Prezzemolo q. b.
Olio E.V. d'oliva q. b.
Uova 2
Sale q. b

ESECUZIONE

Lava bene la cicoria (foglie piccole), e lessala in acqua salata. Scolala bene e mettila da parte. Nella pentola con il brodo, aggiungi le carote, una cipolla, una costa di sedano, e un ciuffo di prezzemolo, il tutto tritato fino, e metti sul fuoco moderato. Prepara un battuto con la cipolla e rosolalo in un tegame con un po’ d’olio. Strizza bene la cicoria, tagliuzzala e aggiungila al soffritto. In un recipiente, sbatti le uova, aggiungi il pecorino e la cicoria ripassata e versaci il brodo bollente. Mescola e servi.

Qui invece Maddalena ci ha levato il brodo di carne e pure il lardo per il soffritto, t’immagini quanto starebbe bene con ‘sto cazzo di cicoria il lardo di Colonnata? … Macché, figuriamoci, guai a toccarlo, povero maialino … povero … me! … Lazzarino, dove sei?