mercoledì 23 maggio 2007

Gustavo: Settima Parte

Fine febbraio ’81

Università: Andata

Via, ora sono a posto con la società: ho finito gli esami del biennio. Come tutti gli studenti iscritti a facoltà bestiali, finora potevo essere un fallito condannato a cambiare o a smettere. Ora no, appartengo a un’altra categoria, sono iscritto nell’olimpo dei possibili ingegneracci. Gente seria, quadrata, con le palle, dice il babbo, altro che quei quattro scalmanati che nel ‘77 facevano casino per le strade di Bologna! … Gli esami del triennio ti caricano a mille, fanno di te un vero uomo. E allora, su da bravi, avanti, tutti in fila a studiare Elettrotecnica, Macchine o Tecnologia Meccanica!
Lavorini Gustavo, ora puoi essere veramente fiero di te!
Invece.
… Divento matto! Mi hanno fatto il lavaggio del cervello!
… Voglio carne subito, a colazione, merenda, pranzo e cena, in tutte le salse possibili e immaginabili! …
Terzo. Lo dico?
E’ un segreto inconfessabile … ma è vero … tanto chi mi sente?
Da qualche giorno …
Ovunque vada, pure quando mi scontro col ghigno di Lazzarino occhi di bragia, mi perseguita … Maddalena! …
Ho perso l’innocenza!
E’la fine!
Com’è successo?
Non quella volta che in mezzo alla mia roba da lavare ho pescato un paio di mutandine.
Non quella volta che lei ha capito all’improvviso una barzelletta che le avevano raccontato ore prima e mi si è buttata addosso, scusa scusa sono inciampata.
Non quella volta che lei si è rovesciata la zuppa sulla maglietta, sei un gran pasticcione, e se l’è strappata di dosso esibendo un paio di puppe di tutto rispetto.
Ma no, la verità è molto, molto più semplice!
Tutta indaffarata tutta sudata, lei rumava la polenda, come sempre io le stavo dietro, pronto a darle una mano. All’improvviso s’è chinata a raccattare non so che, siamo alle solite, finisco per fare sempre tutto io. E’ allora che per un tempo indefinito (4 o 5 secondi) mi ha strusciato il sedere su una gamba. Lei non ha fatto una piega, almeno credo, invece io ho fatto un presentatarm immediato. Mi sono subito girato dall’altra parte, perché non scoprisse la mia erezione, ma da allora non ho perso di vista quel bel didietro, che da mesi mi era stato sbandierato impunemente.
Maddalena, sei una bambolina, ma c’hai un culo ragguardevole!
Strizzami, strizzami, lui mi ripete di continuo, sono di pasta soda, come quelli d’una volta, hanno buttato via lo stampo, non mi ha mai assaggiato nessuno, ti aspetto da novembre! … E il babbo al telefono a ripetermi eh sì lo devo ammettere da quando stai con quel terrone sei di molto migliorato, comportati bene con lui, mi garberebbe proprio conoscerlo, la Giuliana dice che dev’esser di molto ganzo!
Ganzo, altro che ganzo!
Maddalena, dovevi toccare proprio a me, che non so dove mettere le mani per non ritrovarmi 4 dita rosse stampate sul viso? Invece, potevi essere un po’ vergine e un po’ troia, a comando? … Una botta in bocca, una botta lì … a quest’ora mi sarei levato lo sfizio!
Invece … sei una gran marescialla, una generalessa in carriera, me lo pesteresti se portassi i tacchi a spillo, saresti peggio dell’SS, povero cazzo mio, e io non voglio!
No! Non voglio cascarci!
Non voglio che mi succeda come al babbo …
… piantato per un vedovo con tre figli!
E quella Giuliana, ora! Comanda in casa nostra! Mi tocca, mi sposta la roba! …
Che schifo!
Non mi voglio sporcare!
Non mi voglio far castrare!
Non voglio una donna, voglio solo un culo … come e quando lo decido io!





Fine febbraio ’81

Università: Ritorno

Non vuoi darmi la carne, Maddalena?
Ora ti sistemo io! …
Sulla strada di casa è da un pezzo che ho fatto caso a un ristorante.
Il Lucido, si chiama. Strano come nome. Chissà a che si riferisce.
Io certo sono molto distratto, ma è impossibile ignorare quelle enormi vetrate sormontate da archi a forma di grotta. Sulle vetrate, sparse alla rinfusa, foto di personaggi famosi, evidentemente soddisfatti del locale. Fra questi, Massimo Ranieri.
Rose rosse per te …
Altro che rose spedirei al tuo indirizzo, Maddalena!
A proposito, è un po’ che ‘sto cantante è sparito dalla circolazione, chissà che fine ha fatto.
Spero che non c’entri il ristorante!
Guarda caso, oggi ho un po’ di quattrini in tasca, al massimo mi chiederanno trentamila lire, praticamente una dispensa fotocopiata e rilegata alla meglio, ma non m’importa, ho troppa voglia di una bella fiorentina!
Via, finalmente siamo in Borgostretto! Ora
- attraversare la strada
- procedere a diritto, passando a fianco della Goliardica (lato sinistro)
- percorrere 30 metri.
Dall’altra parte della strada ci sarà … Il Lucido!
Guardo da vicino Massimo Ranieri che mi sorride.
“Guaglio’, vvie’ qqua. Garantisco io, Gianni Calone, napoletano verace!”
Sorridendo anch’io, metto la mano sulla maniglia.
Apro la porta.
Len-ta-men-te.
E …
Dentro, luce minima. Aria gelida, anche per febbraio!
Tutto si sfuoca, sparisce. Gli occhi volano fuori dalle orbite. Qualcosa mi afferra la testa mi guarda dentro mi studia mi rivolta come un guanto!
La mano resta incollata alla maniglia. Il freddo aumenta all’impossibile!
D’improvviso, il gelo s’incazza, se la piglia con me. Mi butta all’indietro. Mi scaraventa fuori dal locale.
Torno in me, gli occhi ancora nella testa, la mano ancora sulla maniglia.
La porta, chiusa.
L’ho aperta?
Vacillo. Mi appoggio a una vetrata.
Ora non mi va proprio di rispondere alla domanda.
Entrerò dal primo macellaio che trovo. Affonderò i denti in un quarto di bue sanguinolento.

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